A Perinaldo un’interessante tavola rotonda sulla magia del rally
C’era una volta la ronde, quella che infiammava l’ultima notte del Rallye di Sanremo. Quella prova speciale e la magia che trasmetteva sono state oggetto di una tavola rotonda dal titolo “La ronde nel cuore” che si è tenuta a Perinaldo, nell’entroterra imperiese, nell’ambito delle iniziative estive programmate in questo ridente e grazioso borgo. Vi hanno preso parte, oltre al giornalista Guido Rancati, in qualità di moderatore, altri personaggi che, negli anni, hanno contribuito ad alimentare il fascino della ronde: Sergio Maiga, attuale Presidente dell’Ac del Ponente ligure, Francesco Alberti e Guido De Angeli, per anni nell’organizzazione e poi al vertice della Direzione di gara del Rallye di Sanremo, Spartaco Fragomeni, medico rianimatore a lungo in servizio al rally a bordo dell’elisoccorso, e l’elicotterista Arturo Pozzo. Da tutti, un contributo, in termini di ricordi, su quello che è stato e cosa ha rappresentato la ronde.
Gli onori di casa, in apertura di questa “chiaccherata di rally”, sono stati fatti dall’Assessore Marco Mauro e da Francesco Guglielmi, Sindaco di Perinaldo, Il primo cittadino, oltre ad aver ricordato che il suo Comune è stato il fulcro della ronde, ha fatto riaffiorare il ricordo di personaggi del calibro di Orlando Dall’Ava e Amilcare Ballestrieri, delle presenze di Leo Cella e Franco Patria nel ’67 ed il successo della Renault R8 Gordini, l’incontro in un tornante con Rauno Aaltonen e la sua Mini Cooper S nel ‘68 e, in ultimo, ha sottolineato l’importanza del rally per l’economia del borgo e delle altre località del territorio circostante.
La chiaccherata ha permesso di fare luce su genesi, storia e, perché no? eventuale futuro della ronde. Che, nel “Sanremo” compare nel ’76 – dalle ceneri della ps “Tre Colli” da percorrersi in 55’ – e, con successive modificazioni, verrà disputata sino al 1990: verrà ripresa, ma in forma differente, nel 2007 ed archiviata definitivamente dieci anni dopo a fronte delle normative federali, tendenti a ridurre il chilometraggio.
La prima edizione era costituita da tre tratti per un totale di 130 km da percorrrersi in 3 ore e 30’ comprese due soste da 15’ l’una. Ai fini della sicurezza, negli anni d’oro della ronde, l’organizzazione si avvaleva di oltre 120 commissari di percorso, 15 postazioni radio, una ventina di radioamatori, oltre 15 autoambulanze ed altrettanti carro attrezzi. Un incidente poteva comportare l’interruzione del rally: provvidenziale, molto spesso, si è rivelato, specie nel soccorso al pubblico – all’epoca presente in massa -, l’intervento del dottor Fragomeni, calato dall’elicotero di Pozzo con il verricello.
L’idea della ronde, però, prese avvio nel ‘65, ad Arma di Taggia, nel corso di una cena a cui era presente anche Leo Cella, che il giorno dopo sarebbe andato a vincere una gara al Nürburgring, e fu l’Ing. Emilio Maiga, il padre di Sergio, a lanciare l’idea di un tracciato permanente San Romolo – Perinaldo Apricale – Bajardo – San Romolo. L’idea sembrava una follia ma negli anni prese corpo e si concretizzò, diventando una caratteristica unica del Rallye di Sanremo, nei suoi anni di validità per il Campionato del Mondo.
Nel corso del dibattito, tra i relatori, ed anche tra il numeroso ed appassionato pubblico presente, c’è stato chi, dopo aver ascoltaro ricordi simpatici ed interessanti, ha auspicato l’organizzazione di una nuova ronde, da percorrrersi su due giri e con il solo pilota a bordo: potrebbe rappresentare un’esperienza diversa per il pubblico ed un nuovo futuro per una disciplina che, l’attuale regolamentazione, tende a svilire sempre più.