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Un saluto a Gian Franco Billia, bravo pilota e vero sportivo

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1976: Billia - Schenone al Rally Team 971

Anche se da oltre dieci anni, dopo aver lasciato l’attività lavorativa, si era eclissato e distaccato completamente dall’ambiente automobilistico sportivo, il solo menzionarlo o fare riferimento al suo emporio otteneva un immediato riscontro da chi seguiva o frequentava i rally genovesi e liguri. Gian Franco Billia, il popolare “Ricambester” – dal nome del suo fornitissimo negozio di autoaccessori nel centro di Genova -, se n’è andato ieri lasciando un grosso vuoto in tutti coloro – e sono veramente tanti – che l’hanno conosciuto ed apprezzato.

Nativo di Carcare, nel savonese, classe ’42, Gian Franco Billia ha iniziato a correre nei rally nel 1971 con una Lancia Fulvia HF preparata ad Albissola da Nello Riccardi. L’anno dopo, alla sua sesta gara, ottiene al Rally Coppa d’Oro il primo dei tre successi assoluti della sua carriera: seguiranno quelli al “Valli Piacentine” del ’73, con la Fulvia HF e con Valerio Catullo, e della “Coppa Riviera di Ponente” (a Torriglia, sopra Genova, “la gara di casa”) del ’75 con la Lancia Stratos. E’ stato il primo pilota privato italiano a riuscire ad acquistare – grazie alla stima che si era conquistato in Lancia – una Stratos che fece preparare dall’University Motors di Genova, la stessa factory che in precedenza gli aveva allestito, seguendo i dettami della Squadra Corse Lancia, una Fulvia HF 1600 Gruppo 3 che, in pratica, era come quelle ufficiali.

Una delle sue Fulvia – ricorda l’ex pilota savonese Brunin Ferraris – fu acquistata dal compianto Guido Del Prete e, successivamente, passò nelle mani di Orlando Dall’Ava e di Sandro Brusati“. Tra le vetture utilizzate in gara da Gian Franco Billia, oltre alla Fulvia ed alla Stratos, anche l’Alpine Renault A110, la Fiat 124 Abarth e l’Opel Kadett GT/E, un mezzo che aveva in grande simpatia – se ne fece preparare una che era un gioiello da Virgilio Conrero – e con cui nel 1977 disputò gli ultimi due rally della sua carriera.

Ha sempre corso con belle vetture – ricorda il genovese Luis Schenone, navigatore storico di Gian Franco Billia – ma quella con cui si è espresso meglio è stata la Fulvia HF: lui aveva una grande predisposizione per la trazione anteriore, riusciva ad arrivare dentro alle curve e poi a metterla per traverso, che non era una cosa facile. Era superiore, specie in discesa, a tutti i migliori interpreti genovesi e nazionali della Fulvia di quegli anni, perchè all’epoca era dura vincere un rally nazionale con una Fulvia con concorrenti dotati di Porsche e Alpine. La stessa attitudine di guida con la Fulvia, purtroppo, non la trovò sulle vetture a trazione posteriore e sulla Lancia Stratos, che presupponeva anche un certo livello di preparazione che lui, per motivi di lavoro, non si poteva permettere. Non aveva, infatti, molto tempo a disposizione per preparare i rally, ci misuravamo con avversari che provavano magiormente: se avesse avuto più tempo ci saremmo tolti qualche soddisfazione in più. Ricordo il Rally della Valle d’Aosta del ’76: potevamo vincere, giungemmo quarti ma eravamo andati a provare due volte e con una vettura stradale. Idem per il “Valli Imperiesi” dello stesso anno, che disputammo con una 124 Abarth presa a noleggio da Lorenzelli, giungendo quinti. In corsa e nell’abitacolo era molto semplice, con uno stile di vita essenziale, era un “camionista”: non si stancava mai, non pativa il sonno e aveva una grande resistenza. In genere partivamo per andare a provare alle ore 19, quando chiudeva il negozio, e rientravamo alle 4 del mattino, poche ore prima dell’apertura dell’attività: non l’ho mai visto prendere un caffè durante il viaggio di rientro… Al suo lavoro ha tolto poco e il suo lavoro gli ha permesso di correre bene, sempre con belle vetture ed una grande disponibilità di gomme“.

Gian Franco Billia, però, non è stato solo un ottimo pilota ma anche un valente dirigente sportivo. Negli anni Settanta, insieme a Luciano Fasce, Enrico Vacca e Walter Bulfoni, diede vita alla Pista Quota 1000 di Torriglia, su cui per anni si consumarono epiche sfide di rallycross. Da sempre portacolori della Scuderia del Grifone, lasciate le corse ne divenne consigliere, incarico che ricoprì per un sacco di anni.

Ed anche se il suo amore erano i rally, supportò per oltre un decennio un trofeo di slalom, l’indimenticato “Grifone Ricambester”. E’ stato, comunque, sempre molto vicino allo sport automobilistico della sua città, alle varie iniziative e a tutti coloro che lo praticavano, confermando la sua innata vocazione di vero sportivo.