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Guido D’Amore: “Era destino che diventassi un co-pilota”

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Liguriamotori ha avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Guido D’Amore, il navigatore imperiese che condivide, da diverse stagioni, l’abitacolo con il pilota veronese Umberto Scandola. Senza dubbio un co-driver di lunghissima esperienza, in gare nazionali ed internazionali: è stato l’ultimo navigatore italiano a correre professionalmente nel mondiale rally. Classe 1971, siamo andati a trovarlo nel suo ufficio dove, assieme al fratello, manda avanti l’azienda di famiglia nel settore dei marmi. E da “Gillo” – appellativo scherzoso, di cui ci racconterà la storia alla termine dell’intervistaci siano fatti raccontare come è nata la sua passione per i rally e la sua carriera, che prosegue ancora oggi con successo.

“Gillo” come è nata la tua passione per le corse?

Sinceramente penso che avrei dovuto fare quel lavoro lì, era nel mio destino, perché da ragazzino, mi hanno detto i miei genitori, avevo insistito tanto per andare a vedere la partenza delle Valli Imperiesi, dato che uno degli organizzatori era un amico di papà e mamma e mi aveva invitato. Da quel giorno nasce la passione vera. Un altro avvenimento è stato quando un mio caro amico mi disse “che ne dici se per la prima volta andiamo a vedere una prova speciale di un rally?” Quando ho sentito il rumore della prima macchina beh… è scattata proprio la molla ed è cominciato tutto. Avevo quindi cominciato a seguire questo mondo però non conoscevo nessuno che mi invitasse a correre con lui. Avevo 17anni e nemmeno la patente, quando decisi di comprare una macchina da rally di nascosto dei miei genitori. Ho iniziato così a cercare un pilota, lo trovai e lui mi confermò di essere disponibile, raccontando però il fatto ai suoi genitori, che andarono a parlare con i miei, dando per certa la nostra partecipazione al Rally delle Palme dell’anno successivo. Ci fu solamente un grande intoppo: mio padre mi fece un culo così! Nonostante l’inizio un po’ tragicomico, i miei genitori acconsentirono comunque a farmi partecipare ad un rally con un pilota che loro ritenevano avesse la testa sulle spalle, convinti che dopo la prima volta mi sarebbe passata la voglia. Debutto quindi con un pilota (Ascheri, ndr) al Valli Imperiesi su Renault 5 turbo. Vi racconto un piccolo aneddoto la vettura era di Ugo Ameglio, che non ha bisogno di presentazioni per gli appassionati…: oltre a far correre il figlio gestiva diverse vetture tra cui la nostra. Dopo averlo frequentato per un paio di giorni Ugo mi disse “tu un giorno correrai su un sedile ufficiale!” e io “ma va! Magari!” ancora oggi quando mi vede mi dice “hai visto? te l’avevo detto!

Ad oggi a quante gare hai preso parte?

Nel 2007 avevo tutto registrato su un computer ero arrivato a 295 gare purtroppo poi il pc mi è stato rubato e non ne ho più tenuto traccia“. (Secondo un calcolo rapido saranno intorno alle 400 oggi, ndr).

La vittoria più importante in carriera?

Dirti una gara in particolare non saprei, perché sono state molte le soddisfazioni. Una cosa che ricordo sicuramente con grande piacere è stata riuscire a stare davanti a tutti, anche ai WRC, con un Gruppo N con Manfrinato alla prima gara insieme e riuscimmo a fare l’assoluta“.

Hai corso con tantissimi piloti, ce n’è uno in particolare che saresti disposto a navigare immediatamente?

Ti do due nomi al volo – dice ridendo, quando ci aspettiamo una risposta scontata, Umberto Scandola – Max Tonso e Alessandro Schiavo, due cari amici, però ce ne sono molti altri chiaramente“.

La gara che, più di tutte, ricorderai per sempre e quella che vorresti dimenticare.

Di sicuro il rally delle Alpi Orientali 2013 dove abbiamo vinto il campionato Italiano (ndr con Umberto Scandola su Skoda FabiaS2000) e, per uno strano gioco del destino, la gara da dimenticare sempre un’Alpi Orientali ma di qualche anno prima, quando correvo in Abarth. La squadra ci disse se arriverete in fondo vi rinnoveremo il contratto… purtroppo sull’ultima prova picchiammo. Eravamo davanti a Rossetti e la cosa mi dispiacque molto“.

Quale è il navigatore italiano che stimi di più?

Mi piace molto sicuramente Simone Scattolin, ma ce ne sono molti altri,come Pietro Ometto, Lorenzo Granai, Mitia Dotta e ovviamente Anna Andreussi, sono tutti amici e degli ottimi professionisti“.

Che consigli daresti ad un giovane naviga?

Sicuramente un giovane dovrebbe orientarsi verso i Trofei. Perché dal trofeo impari tantissimo, il livello comunque è alto, le gare sono varie e sempre diverse e c’è una continuità con il campionato. Un aspetto importante è la possibilità di conoscere sempre gente nuova che ti può offrire spunti per la carriera“.

Mai pensato di passare sull’altro sedile?

Quando vedo come guidano loro – risponde candidamente ma ridendo – dico: “no, dove vado io? È incredibile come Umberto controlli la vettura: con queste auto si è sempre al limite e ci vuole davvero una dote per portarle. Ho guidato in trasferimento ma nulla di più, mi piacerebbe fare una gara solo per vedere se c’è ancora qualcosa che non so o per aiutare ancor di più il pilota imparando qualche aspetto che non vedo dal mio ruolo“.

Domanda finale; perché “Gillo”?

Il soprannome nasce ai tempi del trofeo Cinquecento, quando raccontai una barzelletta e il protagonista diceva “gillo, gillo!” e la barzelletta continuava. Da quel giorno, quando mi vedevano arrivare, tutti mi dicevano “arriva Gillo!” e da lì è rimasto: pensa da una stupidaggine – ride – cosa è nato. Molti anni dopo mi chiamano ancora tutti così“.

Lasciamo Guido al suo lavoro: ci svela che sta lavorando al 2021 con Hyundai, presto avremo sue notizie.

(testo e foto di Nicolas Rettagliati)