Un ricordo della difficile edizione del Rallye dei Fiori di Sanremo 1967
All’inferno e ritorno. Così titolava la rivista “Auto Italiana” per il servizio del Rallye dei Fiori di Sanremo 1967. La neve quell’anno era stata veramente copiosa e, di conseguenza, i tratti ghiacciati erano tanti. Le telefonate al Dott. Muller, rappresentante dei chiodi Tikka, erano continue per accaparrarsi le quantità e le misure. C’era un tratto di alcune centinaia di metri, che portavano al colle Langan, che ci preoccupava in particolare, con la paura di rimanere bloccati dalla quantità di ghiaccio in quel tratto di salita.
Due giorni prima della partenza decidemmo, dopo un breve consulto al bar, di partire nottetempo per il percorso incriminato e, facendo provvista di sacchi di sale disseminati lungo la statale, cercare di porre fine al nostro incubo di non riuscire a salire, data la scarsa chiodatura. Cose da penale e farsi male nello scaricare e cospargere il sale su quella lastra,tanto è vero che uno di noi finì nella scarpata, fortunatamente senza troppi danni…
Il sale sottratto aveva fatto il suo effetto e, sicuramente, i primi concorrenti che passarono avranno pensato: come è variabile la temperatura in Liguria! Tutta la gara si svolse tra muri di neve, tratti ghiacciati, fango, nebbia e il guado del fiume ad Albenga, niente da invidiare ad un Montecarlo.
L’impegno fu tanto e la piccola Autobianchi si dimostrò affidabile e robusta permettendoci un bellissimo 19° posto riconosciuto con enfasi da articoli e foto su riviste sui giornali. Ci fu anche un assoluto mai riconosciuto, peccato. L’equipaggio Ferraris – Sodano fu e rimane il più giovane partecipante a questo rally.
A cena un concorrente cadde dalla stanchezza e dal sonno con la faccia nel piatto,un altro mentre dormiva continuò a fare uso di frizione e freno. Che rally…!
Bruno “Brunin” Ferraris