Aperta oggi la mostra “Dna. I geni dell’automobile nell’industrial design”
Se Pininfarina in tutto il mondo è nota da 92 anni nel campo del design e della ricerca stilistica e tecnologica per l’automobile, la mostra inaugurata oggi al MAUTO di Torino racconta come questa filosofia progettuale sia stata gradualmente sviluppata in tutti quei settori della vita in cui l’idea di bellezza si sposa con sicurezza, confort, ergonomia mettendo il design al servizio dell’uomo. Si chiama “DNA. I Geni dell’automobile nell’industrial design” l’esposizione che da oggi a domenica 26 febbraio 2023 raccoglierà, per la prima volta, una selezione di opere dei massimi stilisti dell’automobile, tra cui Pininfarina, quando hanno esplorato ambiti diversi dalle quattro ruote. Il percorso si compone di dieci isole espositive, ciascuna dedicata a un car designer. Concludendo la visita si potranno ammirare cinque vetture premiate con il Compasso d’Oro, tra le quali la concept car Nido, che Pininfarina realizzò nel 2004.
Dagli anni ’80 il DNA e la metodologia progettuale che è più congeniale a Pininfarina va a vantaggio di settori merceologici diversificati che spaziano dall’industrial e interior design all’architettura, dalla nautica alla mobilità a tutto tondo. Il processo di design di Pininfarina ha come focus l’uomo e le sue esperienze. Il punto di partenza è sempre lo stesso, che si tratti di uno yacht o di un elettrodomestico: la definizione di un’estetica pura, elegante, innovativa. Un’identità formale di prodotto che sposi forme fluide e rassicuranti a prestazioni e affidabilità, quella ricerca di un felice connubio tecnico-estetico che vale per una cucina come per uno scarpone da sci, per i sedili di una fuoriserie come per una poltrona da salotto. Senza dimenticare il culto dell’aerodinamica, cruciale per una supercar ma anche per oggetti che si confrontano inevitabilmente con la resistenza dell’aria.
I pezzi di design Pininfarina esposti al MAUTO, nell’ambito della mostra curata da Giosué Boetto Cohen, rappresentano al meglio la connessione tra design automobilistico e industriale: la concept car Nido, dove il risultato, del tutto innovativo, riesamina il criterio di sicurezza delle piccole automobili con un’architettura del veicolo che comunica l’idea del “nido” che protegge gli occupanti; gli scarponi da sci Lange Fluid, testati in Galleria del vento e studiati per coniugare leggerezza e prestazioni; la cucina Snaidero Vision, con la sua morbida silhouette che svela la propria personalità nel gioco delle geometrie, fluide, simmetriche, perfette, con possibilità di customizzazione delle funzioni secondo uno schema di squisita derivazione automobilistica e una precisa identità formale di prodotto, vedi l’iconica gamba a V e il suo forte impatto architettonico tridimensionale; la poltrona Reflex Vela, dove lo stesso approccio applicato nel design dei sedili delle auto conduce alla ricerca di una felice conciliazione tecnico estetica, nonché del confort e dell’ergonomia, così come la scelta di materiali con un chiaro rimando alle carrozzerie auto; il tostapane Imetec, con le sue linee filanti, la cura delle proporzioni, delle superfici e dei dettagli, lo studio di usabilità ed ergonomia; la torcia delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, ispirata alla natura e scolpita dal vento, disegnata, progettata e prodotta da Pininfarina in 12.000 esemplari negli stessi stabilimenti in cui assemblava le vetture, sintesi di valori, dal tecnologico all’estetico, dal promozionale al simbolico.
A Milano, intanto, una mostra speculare realizzata in tandem da ADI Design Museum e MAUTO – allestita da giovedì 24 novembre 2022 a domenica 8 gennaio 2023 – vede protagonista una Cisitalia 202 rossa, identica a quella nella collezione del MoMA, esposta nella galleria del Compasso d’Oro, in un allestimento che rievoca il MoMA degli anni ’70. Cinquant’anni fa il celebre museo d’arte moderna di New York decideva di inserire nella sua collezione permanente anche un’automobile: il capolavoro di Battista Pinin Farina. Il disegno del Fondatore stupisce ancora oggi per grazia ed eleganza, caratteristica che le ha permesso di fregiarsi dell’appellativo di “scultura in movimento” e di essere definita come prima granturismo italiana del dopoguerra.