Una vettura della factory genovese, realizzata per il pilota disabile, ha gareggiato alla Verzegnis – Sella Chianzutan
C’è un episodio che riguarda la Start Rally AutoSport, la factory di Ferrada, nell’entroterra genovese, che merita di essere raccontato. Perché è una vicenda dal grande risvolto umano che fa solo che bene al motorsport. Un’avventura – è proprio il caso di dirlo – che inizia a fine gennaio scorso, in occasione della Fiera di Verona MBE, una delle tante esposizioni a cui il sodalizio genovese partecipa per promuovere anche la propria attività di avvicinamento alle corse ed ai rally in particolare. Ed è in questa occasione che la Start Rally AutoSport incontra Christian Savonitti, friulano, 30 anni, disabile da 15 per i postumi di un serio incidente che gli ha precluso gli arti inferiori, ma armato di grande passione e conoscenza del motorsport e maledettamente determinato a misurarsi al volante di un mezzo che gli consenta di correre le due cronoscalate – la Verzegnis – Sella Chianzutan e la Cividale – Castelmonte – della propria regione.
“E’ rimasto affascinato dalla nostra Proto 106 – racconta Gianluca Accinelli, grande capo della Start Rally AutoSport – un mezzo dotato di meccanica motociclistica posteriore completamente autocostruito. Pochi giorni dopo il termine della Fiera ci ha contattato dicendoci semplicemente che voleva correre le due salite friulane. Non nascondo che, al momento, sono rimasto un po’ perplesso: è una disciplina difficile oltre che molto tecnica dove ogni minimo errore può costarti caro e Christian non aveva mai corso… A quel contatto ne sono seguiti altri: Christian era intenzionato a correre e stava già mettendo insieme il budget necessario per farlo. Non restava che scegliere la vettura e la scelta è caduta su una scocca che avevamo già in casa, una Citroën C2 VTS 1.6 in configurazione RS Plus: il tempo a disposizione non era molto perché la prima gara – la 54^ Verzegnis – Sella Chianzutan – era prevista per il 22 giugno e ci siamo messi al lavoro”.
“Siamo partiti praticamente da zero – aggiunge Accinelli – e, senza guardare l’orologio, abbiamo lavorato sodo: dovevamo farlo bene e rapidamente perché il tempo a disposizione era poco e gli adempimenti un sacco: dalla preparazione di base ai dispositivi per disabili, dal doppio passaporto tecnico a tutta la documentazione necessaria nel nostro caso, alla gestione dell’elettronica, maggiore del solito e ancor più difficile da far dialogare. Ad una settimana dalla gara un breve ed unico test: c’era ancora qualcosa da sistemare ma, nel complesso, andava tutto bene”.
“Quando siamo partiti per il Friuli – rileva ancora Accinelli – avevamo un furgone di ricambi, una vettura completa di scorta: avantreno, ponte posteriore, motore, cambio, semiassi, sensori, centraline… qualunque cosa per far sì che Christian potesse proseguire la gara se si fosse verificato un inconveniente durante le prove. In quelle giornate lui era molto provato, circondato da innumerevoli amici, ma non ha mai perso lucidità e determinazione: voleva iniziare e finire la gara. E così è stato, proprio nella ricorrenza del quindicesimo anniversario del terribile incidente. Tralascio il risultato finale, comunque apprezzabile, e lascio immaginare la felicità a fine gara, del pilota e nostra: Christian aveva un sogno e noi siamo stati immensamente felici di averlo aiutato a realizzarlo”.