Home Anche di altro Quando la beneficenza percorre strade inusuali

Quando la beneficenza percorre strade inusuali

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La "Cowborghini" posteggiata nel viale alberato

Domenica scorsa mi trovavo a Torino di fronte al Museo dell’Auto, quando la mia attenzione veniva catturata da una “Cowborghini”, ovvero una Lamborghini bianca con la carrozzeria coperta in punti strategici da macchie nere, tali da simulare il mantello di una mucca di razza chianina. Le assonanze di questa “Cowborghini” con il mondo animale, però, non si limitavano all’aspetto estetico: nel retrotreno la targa “personalizzata” aveva un bel “MOO” alla fine del numero di immatricolazione così come il logo sopra la griglia orizzontale, per non parlare dei due fari trasformati in occhi cigliati che fanno da contorno allo stemma anteriore anche lui con il cowborghini di colore rosa.

Ovviamente è stato naturale avvicinarsi al capannello di persone che parlavano la lingua di Albione e chiedere loro il motivo di tale trasformazione operata sulla Lamborghini e su alte auto similmente trasformate od addobbate. L’arcano è stato facilmente spiegato dal proprietario della “Cowborghini stessa”, si tratta di un rally – in senso di raduno – organizzato da una associazione che sostiene la ricerca sul cancro alla prostata in Inghilterra, dove ogni partecipante versa circa 500,00 Euro alla organizzazione, poi con la targa “Montecarlo Or Bust”, girano per l’Europa a raccogliere fondi per l’associazione. Quella di Torino, dopo avere scalato il passo del San Bernardo, era una tappa del tour che prevedeva la visita al Museo dell’Automobile, completata la quale, sarebbero partiti alla volta della tappa finale verso Montecarlo.

Al fine di attirare l’attenzione, oltre alla targa con il logo “Montecarlo Or Bust”, alcune auto erano anche addobbate con vari oggetti sul tetto dal micio alla scure del boia quasi a simboleggiare idealmente la uccisione del cancro alla prostata.

Una vota attirata l’attenzione una scritta “Supporting Prostate Cancer” sulla fiancata dell’auto svelava e spiegava del perché del raduno di auto così “appariscenti”.

Testo e foto di Flavio Scopinich