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Fiat 130 coupé: l’auto giusta nel periodo sbagliato

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La Fiat 130 coupè (ph Ansa)

Nel 1969 la Fiat presenta, tra il disappunto di molti suoi tecnici, la sua ultima berlina lussuosa, la 130: massiccia, elegante, ben rifinita, comoda, silenziosa, con motore V6 di 60° di 2,8 litri di cilindrata ma tradizionale, rigorosa e austera.

La dirigenza Fiat decise di affiancarle nel 1971 una versione coupé, non sportiveggiante ma dotata dei comfort della berlina, dalla linea più dinamica, per cui si affidò a Pininfarina (designer, il giovane 27enne Paolo Martin, con esperienze su Ferrari 512 Modulo e Rolls Royce Camargue), mantenendo inalterate le caratteristiche meccaniche ma con motore portato a 3235 cmc.

La Fiat 130 coupé era bella fuori e molto lussuosa dentro. Aveva finitura in radica, moquette, sedili in pelle o in velluto (resistente a sporco e sfregamento e scelto dal campionario delle carrozze ferroviarie delle FS). Ed era anche ben accessoriata con, di serie, servosterzo, alza cristalli elettrici, vetri atermici, fari abbaglianti prodotti dalla Carello più optional quali condizionatore, radio e mangianastri Autovox con antenna elettrica, alzacristalli posteriori elettrici (rarità per una coupé).

La Fiat 130 coupé è stata un insuccesso immeritato. E’ stata l’uto giusta nel periodo sbagliato. Perchè i costi di produzione erano alti, era prodotta in 3 stabilimenti: scocche prodotte a Torino, poi inviate alla Pininfarina a Grugliasco per allestimento e finiture e poi montaggio della meccanica a Rivalta. Quando uscì costava 4.950.000 con cambio automatico (- 200 mila lire per il manuale): 5 volte la Fiat 127 e 2,5 la 132 1800. Nello stesso periodo, per una Ferrari Dino 264 GT ci volevano 5.750.000, 5,2 mln per una Citroën Maserati così come per una BMW 3.0 CS, Mercedes 250 CE.

Inoltre, nel 1973, a 2 anni dal lancio, ci fu la crisi energetica, con le domeniche di austerity ed il prezzo della benzina alle stelle: la vettura era già morta commercialmente…  La Fiat 130 coupé, inoltre, consumava 6 km a litro a 120 km/h e se si portava al massimo (quasi 200 km/h) con 1 litro percorreva 3,7 km. Questo anche perché motore, derivato dal blocco della 128, aveva due valvole in testa per cilindro allineate e ciò comportava consumi esosi.

La Fiat, come sempre, anche in quegli anni produceva veicoli più per la massa (utilitarie come 126, 127 e 128…), aveva immagine proletaria e la 130, sia berlina che coupè, era una vettura di lusso non tanto appetibile per i potenziali acquirenti, che consideravano FIAT specializzata esclusivamente nella produzione di utilitarie e incapace o inadatta a cimentarsi nelle vetture di lusso, che storicamente non era mai stato di sua competenza. Forse con marchio  Lancia…

La Fiat 130 coupé è stata prodotta sino al 1977 in 4491 esemplari. Ora d’interesse per collezionisti, valore poco meno di 20mila euro. La Fiat non ha mai più prodotto vetture di simile lignaggio e con un motore V6, a parte una Croma V6 del 1993 Busso – motore utilizzato anche su Lancia Thema, AR 164 e Saab 9000 – mentre il motore della 130 coupè fu utilizzato sulla Lancia Beta Montecarlo che vinse il Giro d’Italia nel 1974 e per il prototipo Abarth 031, che lo vinse l’anno successivo e che prefigurava la Fiat 131 Abarth Rally.

Della Fiat 130 coupé furono progettate due serie speciali, mai entrate in produzione: la Maremma, versione break, e la Opera, versione a 4 porte.